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I più bei regali da fare e da ricevere si incartano nell’affetto.

di Luigi Picheca

 

Come mi piaceva il Natale della mia infanzia e della mia adolescenza, si faceva in famiglia e tutti partecipavano dando il loro contributo pratico e artistico.

Si cominciava allestendo l’albero di Natale, rigorosamente vero che profumava di resina, e si ricopriva di palle di vetro, quelle in vetro soffiato così fragili che se ne rompeva sempre qualcuna, e di fili d’argento con le luci intermittenti che mi incantavano sempre. Il tocco finale era il posizionamento del puntale, tocco riservato a mio fratello Enzo che essendo il maggiore si riservava questo onore.

Inoltre era lui che preparava il magico Presepe, una bella rappresentazione che si arricchiva anno dopo anno di statuine sempre più belle e che Enzo posizionava intorno alla mitica Stalla che avrebbe accolto Gesù Bambino e allo specchio che fungeva da laghetto dove i pastori facevano abbeverare le pecore.
Il Presepe aveva un soffice tappeto di muschio naturale che non sapevo da dove provenisse e che per me era un’altra magia di Natale.

La neve era spesso parte della scenografia di Natale e noi bambini ci sfidavamo a fare il pupazzo di neve più bello, la neve era abbondante e noi tornavamo a casa dopo qualche ora tutti bagnati e intirizziti ma felici e mettevamo i guanti di lana ad asciugare sul calorifero per cercare di nascondere i danni.

La vigilia di Natale era tutto un fermento per preparare il grande evento del pranzo di Natale. Tutti collaboravamo a preparare i ravioli che erano il nostro piatto tipico e irrinunciabile, ricordo il profumo della noce moscata e della buccia di limone che si diffondeva nella cucina mentre mamma preparava il ripieno.

Papà invece portava a casa i numerosi doni che i suoi allievi ed ex allievi gli regalavano sotto le feste e che includevano arance, mandarini, panettoni e cioccolatini di vari tipi, un ben di Dio che noi non ci saremmo potuti permettere.

I regali per noi bambini e che ci avrebbe portato Gesù Bambino, secondo la nostra tradizione di quei tempi, avevo scoperto verso i nove anni che li nascondevano nella loro stanza i miei genitori, una scoperta scioccante dal punto di vista della magia di Natale ma che in fondo non cambiava di molto l’effetto della sorpresa e della curiosità per la sorpresa per il regalo quasi sempre unico ma molto gradito.

Bei ricordi che hanno accompagnato le mie feste di Natale fino a 50 anni di età, quando la Sla mi ha impedito di partecipare ai pranzi di Natale in famiglia a casa dei miei fratelli, perpetuando una solida tradizione che era cara a tutti noi.

Se penso al Natale come si festeggia oggi, lontano da casa e con i telefonini che hanno preso il posto delle posate, non cambierei le mie esperienze di famiglia povera ma felice per tutto l’oro del mondo.

Quello che rimane quando gli anni passano è quello che si fissa nella mente vivendo emozioni e provando sentimenti sinceri e profondi che incidono nel cuore immagini indelebili ed eterne che arricchiscono la vita di momenti intimi, tutto il resto è solo un contorno insipido che non lascia gusto.

Se tutti sapessero quanto è importante fin da bambini vivere la Festa prima di tutto come festa di affetti, condivisione e calore, scambio di attenzioni, regalo di valori… ci sarebbe un mondo più felice in cui ci si accontenta, ci si sazia e si ha da dare.

Tutto diventa magico, anche la più piccola e semplice cosa, quando è illuminata dalla gioia del volersi bene: questa “magia” si fissa nel cuore dei bambini e li rende capaci poi di  reggere la vita. È questo il più bel regalo di Natale.